Sono del segno dei pesci e, non so per quale causa ancestrale, la creatura pesce o semplicemente la sua idea ha sempre esercitato su di me una certa attrazione.

Da bambina osservavo incantata le carpe sul fondale del fiume, immaginando di volare come loro senza sbatter le ali, fluttuando liberamente e comodamente nell’acqua tiepida alla ricerca di sassolini colorati.
Da sempre mi sono fatta l’idea che lo stato liquido sia più confortevole di quello solido o gassoso. Liquido è il latte caldo, un sorso d’acqua fresca, un bagno rilassante o il siero amniotico da cui proveniamo e, rispetto agli altri stati, quello liquido è indubbiamente più accogliente e ricco di possibilità.

Talvolta la forma del pesce mi ha inaspettatamente sorpresa: come quella volta in gita che l’ho ritrovata nella sagoma dell’isola di Venezia, oppure nella texture di un pacco regalo, nei fantastici koibonori giapponesi o nelle deliziose sardines au chocolat in Bretagna.
Di quando accompagnavo il nonno a pesca, ricordo poi perfettamente il miracolo dei pesci resuscitati. Appena catturati, il nonno toglieva l’amo e li deponeva nel secchio, mentre io, attonita, assistevo allo spettacolo della loro morte e resurrezione. 
I poveri lucci si dimenavano vigorosamente per qualche secondo, fino a calmarsi e a raggiungere uno stato di tombale immobilità. 
Allora piangevo e il nonno a volte gettava loro una secchiata d’acqua e in un attimo le branchie ritornavano miracolosamente a boccheggiare per la mia gioia.

Ebbene sì, i pesci dovevano per forza essere delle creature magiche e su di loro mi ero fatta tutta una serie di film. Le alborelle erano spiritelli iridati, i cavedani viaggiatori di mondo che sapevano tutto di tutti, le anguille erano nere spie striscianti nascoste tra i sassi, le tinche erano sempre un po’ tonte e i pesci gatto i cattivoni della storia – mentre, sempre unico e raro nel guadino del nonno, c’era lui: il persico-sole, bello e splendente come un re.

Da grande ho scoperto che il pesce, sia per il Buddismo che per il simbolismo occidentale, identifica la libertà dei desideri e ho dedotto d’essere stata pure io una creatura fortunata: un po’ pesce, un po’ volante.

(Silvia Fish)