OGNI NOSTALGIA È UN RITORNO

“Con l’automobile lascio l’asfalto e proseguo su una strada sterrata di ciottoli e buche. Costeggio la ferrovia qualche centinaio di metri. Più avanti una sbarra arrugginita mi impedisce di andare oltre. Parcheggio. Salgo sulle rotaie. Cammino a piedi lungo le traversine. Antiche macchie di catrame le sporcano ancora. Attorno non vi sono più alberi. E’ tutto spoglio. Solo rari cespugli di rovi. Le rotaie curvano a destra e su un ponte di ferro scavalcano la roggia Fusia. Il piccolo canale in cemento era la meta di noi ragazzi. Facevamo il bagno tutte le estati. Eravamo in tanti. I più coraggiosi si tuffavano dal ponte. Dal ponte vedo la curva dei monti sullo sfondo. Sono ancora uguali. Intatti. Come se un misterioso Dio li avesse custoditi. Cento passi ancora sulle traversine e scorgo il fiume. Il mio fiume. Scendo dalla ferrovia sul sentiero, come temessi l’arrivo di quel vecchio treno merci sbuffante o della littorina che non passeranno mai più. Guardo l’isola grande, ingombra ancora di alti alberi antichi. Quella più piccola vicino alla diga, coperta di canneti. Le altre più in alto sono sparite. Inghiottite dalle rapide bianche di spuma che sempre le avvolgevano. Sono spariti i capanni. Le barche di legno. I rumori. Gli odori. Le persone. La felicità dentro di me. Guardo ancora il mio fiume. Dragato senza perché più a monte, si ostina a scorrere ancora. Innaturalmente lento, vecchio e testardo, ma non triste e molto bello ancora.”

(Lorenzo Bianchetti)