
La strada che da Palazzolo porta a Calcio sembra una spina dorsale.
Accompagna campi coltivati, cascine del secolo scorso, aziende agricole immerse nei prati pieni di brina.
Là in fondo a destra, intravedi il filare degli alberi che accompagnano il fiume Oglio nel suo percorso verso sud.
Poi appena superato il ponte della strada provinciale, non puoi fare a meno di puntare l’occhio sulla imponenza della chiesa di san Vittore, che, come disse lo storico D. Muoni nel 1875: “…supera nelle sue dimensioni il vicino, rinomatissimo santuario di Caravaggio, la cattedrale di Brescia, le chiese di San Fedele, di San Vittor e tutte le altre maggiori di Milano, salvo il Duomo”.
In centro si respira una buona aria, la gente ‘accoglie’ le mie richieste di informazioni, mi indica, mi accompagna, sorride, saluta.
“Ha visto quanti murales ci sono qui, per le vie?”, mi dice una signora su di età.
“Murales? A Calcio?”
“Certo, guardi quello ad esempio. Questo è il Paese Dipinto. Da più di 30 anni gli artisti stanno trasformando il nostro comune in una galleria a cielo aperto. Ne può trovare dappertutto sa? Anche nei cortili, sotto le finestre, accanto a una porta”.
“Grazie signora, mi è stata molto preziosa”.
“Di niente. E Buone Feste, che ora quasi ci siamo eh”
“Eh già. Buone Feste anche a lei, signora”.
Calcio non l’ho mai frequentata molto, tranne per un breve periodo, quando da ragazzino con amici e con i nostri ‘cinquantini’ si sfidavano chilometri, freddo e nebbioni pur di incontrare quasi ogni domenica pomeriggio un gruppo di belle ragazze.
Riscopro un paese diverso, dinamico, attivo, vivo.
Vago per viuzze e vicoli, le case in certi punti sono ancora quelle di una volta, con i cancelli arrugginiti, le ante e le porte ormai vissute, residui di una cultura agricola che si sta sempre più adeguando ai tempi.
I Murales sono davvero belli, impreziosiscono, arricchiscono, colorano.
Raccontano storie.
Che cerco di ascoltare.
Cammino, osservo, scatto foto.
Che bello che è Calcio.