
Passeggiare lungo il fiume Oglio e le sue seriole è una esperienza che mi piace sempre molto.
Mi allena l’occhio alla ricerca di piccoli ritrovamenti, piccoli tesori dimenticati e abbandonati.
Oggetti impreziositi dal passaggio del tempo che li leviga e li trasforma posandoci sopra un velo di fascino.
Intendo oggetti piccoli, molto piccoli.
Un vecchio ditale, vetri perfettamente levigati che ora sembrano pietre con sfumature diverse e che percorrono una ricca gamma di colori a partire dal bianco fino ad arrivare al viola, al rosso rubino, al blu oceano.
Vecchi tappi di bottiglia in ferro e ceramica, biglie in vetro o in terracotta, una macchinina con resti di color arancione, vecchi chiodi, chiavi antiche e così via.
Mi piace immaginare la loro vita precedente, la loro utilità e come poi sono stati consegnati al fiume che li ha custoditi e rinnovati nella forma e nello spirito.
Sì perché ora, non mi paiono più resti di semplici oggetti ma elementi che vivono di luce propria e che risplendono di una strana aurea che li mantiene tuttora vivi!
Questa è la potenza dell’acqua di fiume.
Il ritrovamento che più mi ha affascinato è stato quello del ditale: un vecchio ditale sfondato e arrugginito.
Di misura molto piccola, forse indossato da una ragazza, magari nei primi anni del 1900, che in riva al fiume si sarà preparata la dote e avrà ricamato lenzuola, federe, salviette e camicie da notte.
Quel ditale, magari chissà, sarà stato d’aiuto per le sue dita.
Dita di sicuro abili e pazienti nel tracciare orli a giorno su teli di lino e nel disegnare, su fazzoletti, dei punti di ricamo leggeri e sottili come filigrana.
E chissà che nome aveva quella ragazza, che vestiti portava, quale il tono della sua voce.
E come sarà stata la sua vita? Sarà stata una donna felice?
Queste sono alcune domande che mi faccio quando trovo un coccio di vaso in creta o un bordo di un piatto che un tempo, lo si capisce, era tutto decorato con fiori verdi,
Chi lo avrà dipinto?
Quanti occhi lo avranno visto?
Una volta, sotto il ponte che collega Capriolo a Castelli Calepio, ho trovato una scatola di latta di caramelle senza coperchio.
È li che ci metto tanti di questi miei ritrovamenti, così come il vecchio ditale sfondato e ben levigato, consegnatomi dal fiume in un giorno di secca.