
In fondo alla Rosta dove termina la tettoia del vecchio lavatoio, il fiume sbatte contro un grande muro di cinta che pare, guardandolo bene, una prua di una nave lasciata in sosta.
Proprio in quel punto il corso dell’acqua rallenta fino quasi a fermarsi e forma un canale che di lì a poco va ad irrigare campi e prati di vecchie ville.
Quel piccolo tratto di canale di acqua di fiume addormentata nasconde, nel suo fondale, una vitalità incredibile.
Vi guizzano alcuni grossi cavedani: furbi, navigati e davvero ‘sgamati’ nello schivare l’amo dei pescatori.
E poi bose, alborelle e piccoli pesciolini che in alcune ore del pomeriggio, con il sole a picco, brillano d’argento.
Ma la vera signora di questo fondale è la biscia d’acqua:
sinuosa, elegante discreta e silenziosa.
In queste giornate di fine estate appare e scompare con gran velocità.
Di solito si fa viva quando ha appetito, si aggira in mezzo alle alghe, è così vorace che l’ho vista inghiottire pesciolini interi in un sol boccone!
A guardarla di solito mi vengono i brividi e la pelle delle braccia mi si accappona.
Poi mi sforzo e comincio ad osservarla senza pregiudizi: è molto bella, perfetta nella sua forma, nei suoi movimenti e persino nei colori, c’è del marroncino, delle strisce verdi acqua , linee azzurrognole, punti grigio-neri.
Quando la biscia ha la pancia bella piena, cerca un buco nel muro del canale e come per magia, scompare.
Alzo leggermente lo sguardo: volano giocose le Damigelle, piccole libellule blu, esili fatine di acqua dolce dalle ali che paiono di velluto.
Giocano tutto il pomeriggio a rincorrersi a gruppi di tre poi a cinque poi a quattro, provano un girotondo con delle farfalle bianche, poi una si appoggia sul bordo di una barca ancorata al muro, forse per prender fiato e muove le ali a ritmo di respiro.
Una è impegnata a deporre le uova sopra di un’alga, altre amoreggiano in volo alla ricerca di un compagno o di una compagna.
Una volta trovato il partner ideale, le libellule uniscono i loro corpi e formano un cuore perfetto, tutto blu.
Le quattro barche ormeggiate nel canale sono un altro elemento che caratterizzano questo posto: due sono rimaste coperte da dei teli e sono lì, sempre ferme, adagiate sopra un letto di alghe, le altre due sono invece utilizzate per andare a pesca.
A volte, dopo un bel temporale, si vedono i loro proprietari con i secchi alla mano lesti a ripulirle e a svuotarle dall’acqua, così da poterle utilizzarle per trascorrere una bella giornata sul fiume.
A proposito di temporale: l’estate è ormai agli sgoccioli, il tempo è incerto e tira un’aria frescolina.
Che peccato!
Meglio che me ne torno a casa.
Ciao Rosta, alla prossima.
(Annalisa Pagani)